L'opera di Pushkin è un'ode, cioè il genere nell'uso del quale l'autore segue le “nobili orme” (“Aprimi le nobili orme...”) di Radishchev, che in Russia “fu il primo a profetizzare libertà” (un'immagine dalla sua ode), e oltre a questo, tutti quei poeti che in precedenza avevano risposto alla chiamata musa insolita- non la regina Citera (Citera è un'isola della Grecia, dove era diffuso il culto della dea dell'amore e della bellezza Afrodite), ma "La libertà del cantante orgoglioso". La chiama eroe lirico poesia nella prima strofa:

Corri, nasconditi alla vista,

Cytheras è una regina debole!

Dove sei, dove sei, temporale dei re,

L'orgoglioso cantante della libertà? —

Vieni, strappami la corona,

Rompi la lira coccolata...

Voglio cantare la libertà al mondo...

È attratto in questa poesia da motivi “orgogliosi”, “coraggiosi” che elevano il poeta. La seconda strofa ricorda la “sublime Gallia” - l'autore francese P.D.E. Lebrun (1729-1807), sono trascorsi dieci anni dalla sua morte, ma il cui contributo alla lotta contro le norme che inibiscono la società e sviluppo spirituale, è un esempio ispiratore per i giovani degli anni Dieci dell'Ottocento:

Rivelami il nobile sentiero

Quella esaltò la Gallia,

Chi stessa nel mezzo di gloriosi problemi

Hai ispirato inni audaci.

La menzione degli inni non è casuale, poiché Lebrun scrisse odi che glorificavano le attività degli educatori e degli ideali repubblicani. È questa caratteristica del genere che è importante per Pushkin. La sua ode "Libertà" continua la tradizione di scrivere strofe solenni e allegre che esplorano importanti questioni socio-politiche o morali (definendo l'ode come un genere di poesia lirica). Tuttavia, il soggetto, come quello di Radishchev, è così insolito che, come scrisse quest’ultimo, la poesia “solo per il titolo” non può essere accettata dai campioni del potere (“Viaggio da San Pietroburgo a Mosca”, capitolo “Tver”). La celebrazione della libertà in entrambi i poeti assume una connotazione politica.

La fonte delle discussioni sullo "spirito di libertà" vivificante (Radishchev) era l'ideologia dell'Illuminismo (l'Età dell'Illuminismo è l'attività di pensatori, scienziati, scrittori dei secoli XVII-XVIII, che cercarono di dissipare l'oscurità dell’ignoranza – per Radishchev, “fitta oscurità” – che interferiva con la struttura razionale della società e il raggiungimento della felicità personale), diffusa in Inghilterra e in Francia, che divenne rilevante alla fine del XVIII secolo. e per la Russia. Era generalmente accettato (Caterina II corrispondeva con Voltaire, uno dei più famosi educatori francesi), non portava a sentimenti di ribellione, al contrario, richiedeva un approccio ragionevole per trovare modi per raggiungere la prosperità, tenendo conto degli interessi di tutti strati e nel rispetto del diritto naturale alla libertà di ogni persona. Tuttavia, l'eroe lirico dell'ode di Radishchev si rese conto che in Russia era impossibile erigere un “tempio della Legge” che proteggesse questo diritto, i disastri sociali che hanno colpito le persone per secoli richiedono vendetta (hanno anche un “diritto vendicativo”); . Affinché la storia si sviluppi lungo il percorso prescritto dalla natura stessa, è necessario liberarsi dalle catene della schiavitù sociale. La contraddizione tra l'obbligo di osservare la legge "mai immutabile" della libertà individuale e il riconoscimento del "diritto del popolo vendicato", liberato dalla dipendenza secolare con mezzi violenti, è stata risolta da Radishchev a favore di quest'ultimo. L'armonia in una società sanguinosa, oscura e brutale si è rivelata irraggiungibile, la ragione ha lasciato il posto ai sentimenti - e tra questi, in primo luogo, c'era l'ammirazione per il coraggio dei combattenti per la giustizia sociale: loro, superando gli ostacoli, hanno aperto la strada a la “Cara Patria” - il regno della libertà, illuminato dallo splendore, dallo splendore (“giorno brillante”), dalla luce dell'ideale. Quando si apre alle persone:

Quindi tutte le forze delle autorità si sommeranno

Si dissiperà in un istante.

O giorno, il più scelto di tutti i giorni!

Per l'eroe lirico di Pushkin, erano importanti sia lo spirito educativo delle generalizzazioni storiche che il pathos ribelle. È lui l’erede di Radishchev, che continua la sua opera quindici anni dopo la sua morte, quel “giovane affamato di gloria” che “con sentimento” si rivolge alla storia, dalla quale evoca una vivace risposta emotiva; Radishchev si aspettava e prevedeva l'apparizione di un simile poeta:

Possano le mie fredde ceneri cadere

Maestà, che oggi ho cantato;

Sì, un giovane affamato di gloria,

Quello fatiscente verrà alla mia tomba,

Così posso parlare con sentimento...

In dodici strofe (stanza - dal greco "svolta"; una combinazione di versi, le cui caratteristiche principali - liriche, rimatiche, compositive - sono periodicamente ripetute nel poema) dell'ode "Libertà" di Pushkin vengono forniti esempi storici per dimostrare la sua idea principale. Sui tre “tiranni del mondo” si udì la “voce terribile di Clea” (Clio è la musa della storia nella mitologia greca, immagini delle loro stanze 2, 10). I contemporanei ricordano bene il “rumore delle recenti tempeste” (stanza 6) sia in Francia che in Russia. La prima ad apparire è l'immagine di Luigi XVI, “il martire degli errori gloriosi”, che “depose la testa reale” sul “patibolo insanguinato” durante la Grande Guerra. rivoluzione francese(strofe 6, 7) nel 1793:

ti chiamo a testimone,

O martire dei gloriosi errori,

Per gli antenati nel rumore dei recenti temporali

Deposizione della testa reale.

Louis ascende alla morte

In vista della prole silenziosa,

Il capo dello sfatato

Al maledetto patibolo...

La rivoluzione non portò alla liberazione, i Galli (qui i francesi) rimasero "incatenati" (stanza 7) e su di loro regnò il "cattivo autopotente" - Napoleone I, che prese il potere dopo un colpo di stato nel 1799 , e cinque anni dopo divenne imperatore. A lui sono rivolti i rabbiosi rimproveri dell'eroe lirico, per il quale lui, in questo contesto (l'immagine di Napoleone nei testi di Pushkin subisce cambiamenti; nella poesia “Al mare”, 1824, l'anima dell'eroe lirico è colpita da il pensiero della grandezza della sua personalità) è un terribile criminale le cui azioni meritano denuncia, odio, terribile punizione:

Cattivo autocratico!

Ti odio, il tuo trono,

La tua morte, la morte dei bambini

Lo vedo con gioia crudele.

Ti leggono sulla fronte

Sigillo della maledizione delle nazioni,

Sei l'orrore del mondo, la vergogna della natura,

Sei un rimprovero a Dio sulla terra.

(“Libertà”, strofa 8)

In Russia, l’ultima atrocità contro il potere zarista fu l’assassinio di Paolo I nel 1801, la morte del “cattivo incoronato” per mano di “assassini nascosti” che gli assestarono “colpi” nel suo palazzo sopra la “cupa Neva”. : (strofe 9-11) :

La sentinella infedele tace,

Il ponte levatoio si abbassa silenziosamente,

I cancelli sono aperti nel buio della notte

Il mercenario del tradimento...

Oh peccato! oh, l'orrore dei nostri giorni!

I giannizzeri hanno invaso come bestie!..

Cadranno colpi ingloriosi...

Il cattivo incoronato è morto.

Tre esempi storici ricreano gli eventi politici più significativi degli ultimi trent’anni, il tempo trascorso dalla stesura dell’ode di Radishchev. L'eroe lirico di Pushkin completa le prove del suo predecessore, i loro concetti sono simili, i loro pensieri si susseguono. Come Radishchev, anche i cattivi sono tiranni, re che hanno usurpato il potere (dal latino “sequestro illegale, appropriazione dei diritti altrui”), che si sono posti al di sopra della legge e allo stesso tempo coloro che invadono le loro vite. Sia i padroni che gli schiavi non devono dimenticare che la legge eterna è al di sopra di tutto (“Ma la legge eterna è al di sopra di te” - strofa 5). La rivoluzione è un percorso “glorioso”, maestoso, ma errato per raggiungere l’uguaglianza (il giustiziato Luigi XVI è “il martire degli errori gloriosi”, stanza 6). L'omicidio è un atto terribile e vergognoso ("Oh vergogna! Oh l'orrore dei nostri giorni!" - strofa 11), simile all'arbitrarietà dei giannizzeri ("Come, gli animali hanno invaso i giannizzeri!..." - strofa 11), audace e significativo solo esteriormente, in realtà ma inglorioso, malvagio, dimostrando che coloro che stanno cercando di cambiare l’ordine mondiale hanno “paura nei loro cuori” (stanza 10):

Vede - in nastri e stelle,

Ubriaco di vino e di rabbia,

Stanno arrivando assassini nascosti

C'è insolenza sui loro volti, paura nei loro cuori.

Le analogie del passato aiutano a dimostrare la persistenza delle esigenze di legalità nella società umana. L'omicidio nel Palazzo Mikhailovsky (per Paolo I a San Pietroburgo, secondo il progetto di V.I. Bazhenov, fu costruito un palazzo a forma di castello, circondato da un fossato con acqua; la costruzione nel 1797-1800 fu guidata da V.F. Brenna) ricorda il massacro dell’imperatore romano Caligola, noto desiderio di divinizzare la propria personalità (<1241>; ucciso dalle guardie del palazzo). Qualunque sia la persona che si ritrova sul trono, ucciderla è un crimine. Non solo le persone, ma la natura stessa (Napoleone - "la vergogna della natura", stanza 8) non accetta la crudeltà. Secondo l'eroe lirico Pushkin, anche l'ascia sollevata sopra la testa del "cattivo incoronato" è "malvagia", "criminale". Egli “vede vividamente” l'ultima ora sia di Caligola (strofa 10), sia del “martire” Luigi XVI, e dello zar russo Paolo I, traditi dai suoi sudditi, e non nasconde la sua simpatia per coloro che hanno ascoltato la “voce terribile” ” della storia (il significato dell'epiteto è enfatizzato dalla ripetizione: “ E Kpii sente una voce terribile/Dietro queste terribili mura...” - strofa 10).

Tuttavia, è impossibile tollerare la vergogna dell'autocrazia, è impossibile non desiderare l'avvicinarsi della sua “distruzione” (“il sigillo della maledizione” sulla fronte del tiranno è raffigurato con l'aiuto di iperboli a immagine di Napoleone) . La via d’uscita da questa contraddizione a livello sostanziale è l’aspettativa che verrà il momento in cui “Cittadini su teste uguali” erigeranno un solido scudo giuridico (stanza 4). Ma il significato della poesia “Libertà” non si limita a questa esigenza educativa. La natura ribelle dell'ode di Pushkin fu acutamente percepita dai suoi contemporanei, che la lessero negli elenchi (la poesia non fu pubblicata). Uno di questi è stato donato dall'autore del libro. E.I. Golitsyna, che divenne la ragione dell'espressione valutazione soggettiva propria poesia:

Un semplice studioso della natura,

È così che cantavo

Un bellissimo sogno di libertà

E lo respirò dolcemente.

(“Il principe Golitsina, le invia un inno alla “Libertà”, 1818)

È ovvio che per il poeta, oltre a mostrare belle aspirazioni speculative, è importante lo spirito di creatività amante della libertà. Per vedere come si esprime una proprietà così effimera (dal greco “un giorno, fugace”; illusoria, intangibile), bisogna rivolgersi alle caratteristiche dell'eroe lirico. La prima parte della poesia non solo espone la sua posizione, ma rivela anche le peculiarità del suo atteggiamento nei confronti della realtà. Bandendo gli hobby giovanili e l'effeminatezza infantile ("Corri... strappami la ghirlanda, / spezza la lira effeminata..." - strofa 1), esprime un desiderio appassionato di cantare la libertà come richiesta politica, la cui attuazione è impedito dai tiranni, “potere ingiusto” (strofe 2-3). Il massimalismo è evidente nelle sue idee sul mondo ("Ahimè! ovunque guardo - / Ovunque ci sono flagelli, ovunque ghiandole, / Le leggi sono una vergogna disastrosa, / La prigionia è lacrime deboli; / Ovunque c'è potere ingiusto ..." - strofa 3). Questo non è un indicatore di delusione romantica, al contrario, l'eroe lirico dell'ode è fiducioso che creerà società civileÈ possibile, è una questione del prossimo futuro. Per fare questo, è pronto a separarsi dalla calma, dalla spensieratezza, dai piaceri, rivolgendosi a lui attività sociali. Il poeta non abbandona il suo destino, rimanendo un “cantante premuroso” che riflette sui contrasti del mondo (“cupa Neva” - “stella di mezzanotte” - strofa 9; prima: tiranni - schiavi, schiavitù - gloria, strofe 2-3) , ma la sua devozione agli ideali civili è espressa apertamente e direttamente, piena di specificità storico-sociali.

L'impulso creativo spinge l'eroe lirico a rappresentare gli “errori” del passato in modo così “vivido” (strofe 6, 10) da diventare una prova convincente della correttezza degli illuministi che esaltano la legge. Tuttavia, allo stesso tempo, nel contesto della poesia, il valore più alto è la libertà, che anima la musa del poeta. L'ode "Libertà" inizia con un appello a un sogno orgoglioso e audace al riguardo, e termina con l'affermazione che la condizione principale per la pace nella società sarà "la libertà delle persone". Per l'eroe lirico è importante esprimere un atteggiamento personale nei confronti di ciò che sta accadendo ("Voglio cantare", "ovunque guardi", " è tuotronoIOio odio"). Ciò introduce nell’immagine una specificità psicologica, sullo sfondo della quale gli appelli del poeta ai re appaiono non come edificazioni speculative, ma come accuse rabbiose e forieri di sconvolgimento. Il “cantante” è fuori dalla gerarchia, nella sua percezione la storia è un processo unico e continuo, e l'immaginazione dell'artista resuscita gli imperatori romani, i guerrieri turchi, il re francese assassinato, l'imperatore russo, la cui morte fu consegnata all'oblio, trasformandoli in partecipanti all'ode a una tragedia globale che si svolge davanti al lettore. Le esortazioni pronunciate dall'autore sono vicine alle profezie, ma allo stesso tempo rimane una persona riservata, un “cantante premuroso”. La libertà per lui è l'opportunità di rimanere fedele alle proprie convinzioni, esprimendole in inviti a superare i limiti sociali:

Tiranni del mondo! tremare!

E tu, fatti coraggio e ascolta,

Alzatevi, schiavi caduti!

Signori! hai una corona e un trono

La legge dà, non la natura,

Tu stai al di sopra della gente,

Ma la legge eterna è al di sopra di te.

E guai, guai alle tribù,

Dove dorme con noncuranza...

E studiate oggi, o re...

China prima la testa

Sotto la protezione sicura della legge...

Nella poesia di Pushkin, che stiamo analizzando, la libertà è glorificata come il dono più grande che consente a una persona di incarnare un ideale sociale e personale. L'innovazione del poeta sta nel fatto che il lettore è convinto della sua correttezza dalla sua intonazione e dal tono del discorso. La conclusione storico-sociale diventa non solo il risultato di giudizi razionali, ma una conseguenza dell'esperienza. Nell'immagine di un eroe lirico, la caratteristica principale è il sentimento. L'amore per la libertà, l'indignazione per la miopia e la brama di potere, un tentativo di infondere coraggio in chi è stanco dello spettacolo di una schiavitù secolare, si esprimono in immagini emotive, psicologicamente affidabili e indirizzate a una persona reale, terrena, sofferente dagli stessi problemi. Altrettanto specifico e preciso è il tono confidenziale che trova il giovane poeta nel rivolgersi al suo contemporaneo, per il quale i grandi di questo mondo sono solo “testimoni”, “monumenti”, e i “nostri giorni” (strofe 6, 9, 11) dovrebbero diventare un’era in cui le aspirazioni dei loro predecessori saranno realizzate:

Libertà e pace per il popolo.

Pertanto, l'analisi del verso "Libertà" di Pushkin ha permesso di chiarire perché l'autore dell'ode "Libertà", come il suo predecessore, poteva essere considerato dalle autorità un "ribelle" meritevole di esilio in Siberia. "Un ribelle peggiore di Pugachev" fu chiamato da Caterina II A.N. Radishchev, avendo conosciuto il suo "Viaggio da San Pietroburgo a Mosca". Anche alla fine degli anni Dieci dell'Ottocento, Pushkin era percepito dai suoi contemporanei come un avversario politico della corte, esprimendo la sua opposizione in poesie ed epigrammi taglienti sui nobili e sull'imperatore Alessandro I, un "despota nomade", ingannando con assicurazioni di essere pronto dare “tutto ai diritti delle persone” (“Fiabe”, 1818). Pushkin, un recente studente del liceo e aspirante poeta, è sotto sorveglianza della polizia. Nella primavera del 1820 fu presa la decisione di espellerlo dalle capitali. Grazie agli sforzi di conoscenti influenti, l'esilio in Siberia o Solovki fu sostituito da un trasferimento a Ekaterinoslav, ma il poeta trascorse i successivi sei anni lontano dai centri della vita culturale e da amici e colleghi letterari. La ragione della repressione erano i sentimenti amanti della libertà che determinavano la specificità dei suoi primi testi. La loro espressione è tipica di opere di varie caratteristiche di genere: messaggi, elegie, epigrammi. I messaggi sono particolarmente evidenti perché costruiscono l'immagine di una generazione chiamata a realizzare sogni di liberazione.

Pushkin apparteneva alla generazione chiamata Decembrista. I suoi amici del liceo, I.I. Pushchin e V.K. Kuchelbecker, ha partecipato alla rivolta in Piazza del Senato, preparato emotivamente, anche dai testi amanti della libertà del giovane Pushkin. L'ode "Libertà" è stata trovata nei documenti sequestrati ai Decabristi durante una perquisizione. Il poeta stesso era in esilio a Mikhailovskoye durante la rivolta del 14 dicembre 1825 un incidente lo salvò dal soggiorno a San Pietroburgo (secondo la leggenda, una lepre corse davanti alla carrozza che lo portò segretamente nella capitale, che era un cattivo presagio che lo costrinse a tornare indietro). Pushkin non era un membro delle società decembriste, ma per lui non c'erano dubbi che le sue convinzioni dovessero essere confermate dai fatti (in una conversazione con l'imperatore Nicola I, che lo chiamò dall'esilio, il poeta ammise apertamente che se avesse fosse stato nella capitale, avrebbe sicuramente partecipato alla rivolta). L'eroe lirico delle poesie di Pushkin definì "focosa" la visione del mondo della sua generazione ("A Denis Davydova", 1819), considerando la sua capacità dominante di "respirare dolcemente" ("Il principe Golitsyna", 1818), di bruciare ("A Chaadaev, " 1818) e la libertà, "sacrificando solo lei" ("KN.Ya. Pluskova", 1818). Ciò che gli sembrava importante era l’unità delle aspirazioni dei giovani nobili, che erano pronti a sacrificare davvero “tutto” – il futuro, la loro vita – affinché “l’eco del popolo russo” rispondesse ai loro appelli:

Solo imparando a glorificare la libertà,

Sacrificare la poesia solo a lei,

Non sono nato per divertire i re

La mia timida musa ispiratrice.

Amore e libertà segreta

Instillato nel cuore un semplice inno

C'era un'eco del popolo russo.

("A N.Ya. Pluskova", 1818)

L'ode “Libertà” delinea sia i fondamenti ideologici che lo stato d'animo emotivo del rappresentante di questa generazione orgogliosa, coraggiosa e nobile, che abbandona il fascino della giovinezza per l'ideale della “santa libertà” (“Libertà”, strofa 4). In una poesia indirizzata a una persona che la pensa allo stesso modo, il motivo centrale diventa la celebrazione della lotta per raggiungere il bene pubblico come ritrovato significato della vita (“A Chaadaev”, 1818).

Nell'incarnazione dell'obiettivo artistico dell'autore, come dimostra l'analisi dell'ode "Libertà" di Pushkin, ruolo principale giocato non dagli aspetti contenutistici importanti per la narrazione epica di eventi e personaggi, ma dalle caratteristiche specifiche della poesia, grazie alle quali diventa possibile esprimere stati d'animo, esperienze, sentimenti. In conclusione, proveremo ad analizzare il metro e le rime di “Libertà”, cercando una spiegazione di come il poeta riesca a dare dinamismo allo sviluppo della trama lirica nel corso di dodici strofe, e ad evidenziare le affermazioni chiave. L'ode di Pushkin differisce dal lavoro tradizionale di questo genere. Nella "Libertà" di A. N. Radishchev, che divenne una fonte rievocativa per le immagini di Pushkin, fu conservata una strofa odica, composta da dieci versi giambici in piedi diversi con una varietà di rime. In Pushkin, il numero di linee in una riga è ridotto a otto, e un cambiamento così minimo risulta essere importante, poiché grazie ad esso compaiono le dinamiche. Il discorso poetico è percepito come un monologo oratorio, in cui il significato di appelli, esclamazioni, appelli e avvertimenti aumenta a seconda della loro posizione. Dal desiderio di mettere in risalto l'ode sia tra le sue stesse opere ("Dove sei, dove sei, temporale dei re, / Cantore orgoglioso della libertà? - / Vieni, strappami la ghirlanda, / Spezza la lira effeminata.. .” - strofa 1), e nella letteratura mondiale (“Aprimi un nobile sentiero...” - strofa 2), l'eroe lirico arriva a comprendere la necessità di generalizzare i modelli storici. La loro considerazione continua, introducendo una nuova sfumatura, una valutazione della realtà, inaccettabile per lui dal predominio di forze ingiuste. Le leggi sociali che condannano il popolo alla schiavitù, alla schiavitù (stanza 3), all’accecamento dei governanti che hanno dimenticato di essere uguali a tutti i cittadini (stanza 4) e al calpestio del potere della legge (stanza 5) non sono nascoste lui. Vede il suo compito nel ricordare ai tiranni la fragilità delle istituzioni terrene, nell'infondere coraggio e speranza nei “caduti” e, soprattutto, nell'appello a rendere omaggio al sacro e divino diritto umano a una vita libera.

La violazione della legge mondiale oltraggia il “cantante”, “lo appesantisce”, lo costringe a volgere lo sguardo dalla “stella di mezzanotte” ai segni della realtà terrena “oscura”. Nelle stanze 6-11, il suo dono lirico è subordinato all'obiettivo civico: convincere il lettore, utilizzando esempi del passato, che:

...corona e trono

La legge dà...

E guai, guai alle tribù,

Dove dorme con noncuranza,

Dov'è per il popolo o per i re?

Governare con la legge è possibile!

(Versetti 5-6)

Lo schema della rima è tale che l'attenzione è attirata dall'ultima riga della strofa. Grazie a questa caratteristica, viene evidenziato il significato delle affermazioni che completano la strofa (all'interno del testo, per creare un'impressione simile, significativo - semantico, dal greco "relativo al significato della parola", così come l'intonazione significa, comprese le esclamazioni, vengono utilizzati). Vediamo come sono disposte le rime negli otto versi dell'ode di Pushkin. Indichiamo la rima maschile che termina con una sillaba accentata come “a” e la rima femminile come “b”. Quindi il diagramma sarà simile a questo: abababba. Nella prima quartina la rima è incrociata, nella seconda è avvolgente. L'ultima posizione è un posto forte. La melodia si avvicina gradualmente all'accordo finale in ogni strofa, ma l'ultimo verso della poesia è percepito come la tonica di un brano musicale.

Solo se la richiesta in esso espressa verrà soddisfatta, l’armonia sarà ristabilita nel mondo terribile e imperfetto che minaccia le persone di disastri, violando la volontà di Dio (“Sei un rimprovero a Dio sulla terra” - stanza 8):

E imparate oggi, o re:

Nessuna punizione, nessuna ricompensa,

Nessun rifugio, nessuna prigione, nessun altare

Recinzioni che non fanno per te,

China prima la testa

Sotto la protezione sicura della legge,

E diventeranno eterni guardiani del trono

Libertà e pace per il popolo.

(Stanza 12)

Per determinare la dimensione di una poesia, devi contare il numero di punti forti in una riga, qui ce ne sono quattro: questo è il tetrametro giambico, una dimensione usata da Pushkin in opere di vari generi poetici, toccando la tutta una serie di argomenti. Le poesie sono scritte in tetrametro giambico, che esprimono aspirazioni amanti della libertà, pensieri filosofici, sentimenti amichevoli, impressioni della natura, ricerca di risposte a domande creative, dichiarazioni d'amore. Le dimensioni non limitano le possibilità creative del grande poeta; per ogni aspetto del contenuto delle sue poesie esiste una forma espressiva. Analizzando le sue specificità, non dovremmo dimenticare che il poeta in esso incarna un piano ideologico, includendo sia il pensiero astratto che la sensazione. I testi amanti della libertà di Pushkin esprimono indignazione per i vizi sociali e morali, sentimenti civici ed eccitazione per l'aspettativa di cambiamento.

L'eroe lirico delle poesie amanti della libertà di Pushkin non vuole che i suoi contemporanei sperimentino ribellioni in cui, come “nel rumore delle recenti tempeste” (stanza 6), i valori umanistici vengono dimenticati e le persone muoiono. L’appello a “Alzatevi, schiavi caduti!” (stanza 2) non contiene un'esigenza di ribellione, ma un tentativo di infondere in chi ha perso la speranza la gioia, il desiderio di “ribellarsi”, di rinascere per nuove prove di vita, il cui risultato sarà “libertà e pace”. delle persone." La conclusione finale è significativa per identificare l'essenza della posizione dell'autore, priva di sconsiderata ostinazione. Il poeta non abbellisce la storia, non nasconde il fatto che in essa c'erano sia orrore che vergogna (i concetti sono ripetuti nelle stanze 8.11). Per lui è importante ristabilire l'equilibrio nella società.

Solo la sua vita, insieme al destino di persone che la pensano allo stesso modo, è pronto a sacrificare. Non portano la corona del martire, come fanno i “testimoni” di errori storici (“O martire degli errori gloriosi...” - strofa 6, dove viene ricordato Luigi XVI). Sono consapevoli che l'interferenza nel corso degli eventi mondiali li rende partecipi di una tragedia universale, eroi che hanno la fortuna di confermare la sincerità delle loro convinzioni, l'altezza dei loro pensieri e la forza del loro spirito. Si rivolge agli amici, i cui nomi rimarranno nella memoria dei posteri come distruttori di un ordine ingiusto, risvegliando la Russia da un sonno secolare (“La Russia si alzerà dal sonno...” - “A Chaadaev”), avvicinando il “ scelto" giorno della libertà (A.N. Radishchev. "Liberty") sono la componente più importante dei testi amanti della libertà di Pushkin.

Non è stato pubblicato durante la vita di Pushkin. Manoscritti: Autografi: 1. Belova nell'archivio Turgenev - PD n. 24. Scritto dalla mano di Pushkin. 1-88. Sotto il versetto 88, Pushkin fece una conclusione, indicando che in questo elenco il poeta deliberatamente non introdusse l'ultima strofa nel testo, come se lo abbandonasse. L'ultima strofa (vv. 89-96) è scritta a lato dalla mano di A.I. (Trg). Facsimile (versione ridotta) - "Pushkin", rivista editoriale "Russian Bibliophile" 1911, pp. 8-9 Pubblicato da V. E. Yakushkin nell'edizione accademica delle opere complete di Pushkin, vol II, 1905, nota pp. 2. Belova, con una grafia molto negligente nell'archivio Turgenev - PD n. 33. Scritto da Pushkin di mano sconosciuta, art. 49-74 e 74 letture iniziali - Tr2a, immediatamente corretto - Tr2 b). . Facsimile art. 65-96 - ed. rivista "Russian Bibliophile" 10/11 Pubblicato sotto forma di V. E. Yakushkin, vol - GAFKE, archivio Ostafevskij (Vz1); qui Pushkin ha corretto l'errore di battitura nell'articolo 24: “gloria” in “gloria” e ha corretto l'articolo 43. (ВЗ1А Pubblicato, sotto forma di varianti, secondo B. L. Modzalevskij, V. E. Yakushkin in). accademico. ed. collezione operazione. Puškin, vol. II, 1905, ca. pp. 105-106, e non è indicato che il testo sia stato corretto da Pushkin. Copie in collezioni: 1. Collezione pubblicata da Sakulin (C), dove l'art. 22, 23 e 85 presentano correzioni (Ca). 2. Shcherbinina. (Shb). Qui ci sono correzioni in diversi versi (Shchba - testo principale; Shchbb - correzioni). 3. Grande Polonia. (VC). Pubblicato sotto forma di varianti da V. E. Yakushkin in Acad. ed. collezione operazione. Puškin, vol. II, 1905, ca. pp. 106-107. 4. Almazova. (Alm). 5. Uspenskij (U). 6. Babyatinsky. (BB). 7. Grushetsky. (Grsh). All'art. 10 c'è una nota in nota: “Pigaut-Lebrun”. 8. Neustadt. (H1). Qui, oltre al testo, ci sono le “note” del compilatore della raccolta dell'ode, pubblicate da V. I. Neishtadt nell'articolo “Pushkin in hidden notebooks” - “Thirty Days” 1936, No. 10, pp. 80 -82. 9. Poltoratsky, (Pc). 10. Čeboksary. (bianco e nero). Arte. 7-8 pubblicato da Mikus nella nota “Raccolta manoscritta di poesie di A. S. Pushkin, Batyushkov e Ryleev” - “Gorky Commune” 1936, n. del 30 settembre. 11. Vjazemskij. (Vz). 12. Shcherbakova. (Schr). 13. Sobolevskij. (Sab). 14. Taskent. (Tshk). 15. Museo Letterario. (LM1). 16. "Dall'ozio e dalla noia". (Otb). 17. K.M…..va. (Mv). 18. Biblioteche dell'Accademia delle Scienze. (BAN2). 19. Novoladožsk. (Nvl). 20. Putyati. (Ven). 21. Shakhovskoy. (Shh). 22. "Tutti i tipi di cose." (BB2). 23. Dolgorukova. (Dl). 24. Neustadt. (H2). 25.Gerasimova. (Gs). 26. Gedeonova. (Dio). 27. Barteneva. (B1). Il testo contiene correzioni di Sobolevskij e Longinov. Stampato sotto forma di varianti da Tsyavlovsky nella pubblicazione “Dalla Pushkiniana di P. I. Bartenev. I. Quaderno degli anni '50 dell'Ottocento" - "Cronache di Stato. Museo Letterario", libro. primo, 1936, pp. 515-516. 28. Longinov-Poltoratsky. (L). 29. Alexandrova. (Al). 30. Yakushkina. (Y1), qui, oltre al testo principale, ci sono le opzioni (Y1v e Y1v1). 31. Gaevskij. (Gv3). 32. Dashkova. (Dsh). 33. Putilova. (Ptl). 34.Marina. (Sig). 35. Efremova. (E). Qui, oltre al testo principale, c'è una modifica a matita (Ev). Copie individuali: 36. I. I. Pushchina. (Psch). -PD. F.244, op. 4, n. 5. Lo stesso I. I. Pushchin, secondo la testimonianza di V. E. Yakushkin, avrebbe riconosciuto questa copia, fatta da lui stesso, come autografo di Pushkin. Era considerato l'autografo del poeta E.I. Yakushkin, Efremov, Morozov e Maikov. Articoli pubblicati 57-64 di V. E. Yakushkin (?) nella nota “Nuova strofa dall'ode “Libertà”” - “Russian Vedomosti” 1887, n. 28 del 29 gennaio; completamente da V. E. Yakushkin in acad. ed. collezione operazione. Puškin, vol. II, 1905, pp. 41-44. 37. A. I. Turgineva. (Tr). -PD. F.244, op. 1, n. 33. Bum. dall'acqua zn. "1818". Nella copia dell'art. 37-44 e 55-96. Per questa copia, vedere V. E. Yakushkin in Acad. ed. collezione operazione. Puškin, vol. II, 1905, ca. 494. 38. Anna N. Lupo (Wlf). -PD. F.244, op. 4, n. 10. Bum. dall'acqua zn. "1818". 39. Sconosciuto (IM) - Museo Storico Statale, arch. N. 2189/3. AI/25. Boom. dall'acqua zn. "<18>18". 40. Dall'archivio di P. A. Pletnev. (Plt1) -PD. F.244, op. 4, n. 126. 41. Dalla collezione di G. P. Blok. (Blk). -PD. F.244, op. 4, n. 47. Bum. dall'acqua zn. "1818". 42. Dall'archivio Golokhvastov. (Capitolo 1). -GAFKE. F. 202. 43. Dalla collezione di N. S. Ashukin. (Cenere). Boom. dall'acqua zn. "1820". Nella copia dell'art. 1-90. All'art. 10 c'è una nota in nota: “Le brun”. 44. Nella collezione di A. Glebov. (Glb). 1820. -GMP. Articoli pubblicati 9-12 e nota all'art. 10 - “Pigaut-Lebrun” di A. Lyashchenko nell'articolo “Due antichi quaderni con poesie di A. S. Pushkin” - “New Time”, supplemento, 1913, n. 13315, 6 aprile. 45. In una raccolta della collezione Yudin. (Yud2) 1820. -PD. N. 415. 46. In una raccolta della collezione Uspensky. 1830(?) (U1) - GLM, n. 1703/XIII. 47. Dalla collezione di V. I. Yakovlev. (Yakv1). -PD. F.244, op. 4, n. 12. 48. Dalla collezione di I. V. Pomyalovsky. (Pm1). - PBL, n. 105. Boom. blu con acqua zn. "1822". 49. Dalla collezione di I. V. Pomyalovsky. (Pm) - PBL, n. 105. Boom. bianco senza acqua. zn. 50. Dalla collezione della rivista “Russian Antiquity” (RS) - PD. F.244, op. 4, n. 11. 51. Dalla collezione di A.P. Bakhrushin. (Bx2) - Museo Storico Statale. 52. Dalla biblioteca del prof. N. I. Veselovsky nel taccuino “Varie opere in poesia e prosa, raccolte a Tobolsk e San Pietroburgo. Dal 1814 al 1821." (Vsl) – Pd. Inv. 5567. 53. Dall'archivio del libro. A. M. Gorchakova, nell'album (Grch3) - GAFKE. F. 159, n. 2/203. 54. Fotografia da una copia 1 selezionata durante l'arresto di un certo Angel Galera nel 1824 e situata nella “cassetta”. La fotografia è archiviata nel GLM. Codice 5336/1 (Glr). Pubblicato sotto forma di varianti da V.V. Straten secondo l'originale nell'articolo “Elenco di Odessa dell'ode “Libertà”” - “Pushkin”. Articoli e materiali a cura di. M. P. Alekseeva. Problema II. Odessa. 1926, pag. 4. 55. Krasichkova. (Krch). 56. Grinkova. (UAH). Questa e le copie precedenti si trovano nel “caso” del 1829 “Sugli scritti mal intenzionati finiti tra gli ufficiali del reggimento granatieri di Kiev” - GMP. A proposito di questo "caso", vedere la pubblicazione "Ode "Liberty" di A.S Pushkin nelle truppe dell'esercito zarista" - "Archivio rosso", volume uno (ottantesimo), 1937, pp. 240-247. 57. Sconosciuto su foglio separato. Ricevuto dal Museo Storico di Yerevan al GLM. Codice: 3178-32. (Ehm). 58. Nel taccuino di Gaidukov. (Gdk). Il taccuino è stato sequestrato durante una perquisizione avvenuta il 30 gennaio 1868 - GMP. Pubblicazioni: 59. Herzen in “The Polar Star for 1856”, libro. secondo, Londra. 1856, pp. 3-5. (PZ). 60. Gerbel (?) nella raccolta “Poesie raccolte di Pushkin, Ryleev, Lermontov e altri migliori autori " Lipsia. "Biblioteca russa". T. I. 1858, pp. 1-5. (RB). 61. Gerbel nella raccolta berlinese “Poesie di A. S. Pushkin” 1861, pp. 13-17. (Gr1). Qui alle pp. 222-223 vengono fornite le opzioni (Gr1v). 62. Ogarev nella raccolta “Letteratura nascosta russa del XIX secolo”. Londra. 1861, pp. 5-8, ristampa del testo de “La Stella Polare”, ma con una versione che non è nelle PP. (Ov). 63. S. Sukhonina nel libro “Casi del III Dipartimento proprio e.i. V. ufficio su A.S. San Pietroburgo 1906, pp. 285-288, sulla base di una copia prelevata durante una perquisizione nel settembre 1827 a Konoplev (Kn). Qui il testo è stampato con note censurate. Nel World Bulletin, 1906, aprile, pp. 167-170, Sukhonin pubblicò il testo della stessa copia senza censura, ma con una serie di differenze rispetto al testo pubblicato nel libro specificato. (Kn1). 64. V. D. Bonch-Bruevich nel libro “Opere scelte di poesia russa”. Terza edizione, recentemente riveduta e notevolmente ampliata. San Pietroburgo 1908, pp. 3-4, basato su una copia dell'archivio di P. L. Lavrov. (Lvr). 65. Yu. N. Shcherbacheva nel libro “Gli amici di Pushkin Mikh. Andr. Shcherbinin e Peter Pavel. Kaverin." M. 1913, pp. 70-73, sotto forma di varianti, da una copia del taccuino di P. P. Kaverin. (Kv). Nelle copie e nelle pubblicazioni la poesia portava i seguenti titoli: Ode. Libertà. B1 Gd Sa Shchr Libertà. O si. Al Alm L N2 Pc Tshk Libertà. BB2 Gl1 Gr1 Grch3 LM1 Mr Nvl Otb PZ Ptl RB U U1 Yakv1 Inno alla libertà. N1 Inno alla libertà. BAN2 Vk Gdk Glb Grsh Gs Er Kv Kn O Plt Fri Chb Shbb Inno alla libertà. Ash UAH Krch S Shkh Oda sur la liberté. Yud2 Inno alla Libertà. Vz Dl Lvr Mv Inno alla Libertà. Glr Dsh E Y1 Libertà. BB Vz1 Gv3 Pm Pm1 Alla libertà. Bx2 Prenditi la libertà. VLF Canzone alla Libertà. Vsl Non esiste alcun titolo in Blk IM Psh RS e Shchba. Il titolo e l'articolo vengono stampati. 1-88 secondo il primo autografo nell'archivio Turgenev, art. 89-96 - secondo il secondo autografo nello stesso archivio. Nella sezione “Altre edizioni e varianti” vengono citate solo le discrepanze rispetto alle copie e pubblicazioni citate, per le quali si può presumere che risalgano ad autografi non pervenuti a noi o a registrazioni effettuate sotto dettatura del poeta. Fa eccezione l'art. 89-96, registrato da A.I. Turgenev nel primo autografo (Trg); per una copia appartenuta a Vyazemsky e corretta da Pushkin (Vz1); per il testo scritto da uno sconosciuto sul secondo autografo di Pushkin (Tr2), e per la copia di Pushchin (Pshch), le cui differenze sono pienamente prese in considerazione. Datato dicembre 1817. Pubblicato da Herzen nella raccolta "Polar Star for 1856, pubblicata da Iskander", libro due. Londra. 1856, pag. 3-5. Gli articoli sono stati pubblicati per la prima volta in Russia. 49-56 Efremov nella sua prima edizione della raccolta. operazione. Puškin, vol. I, 1880, pp. 315-316. V. Schultz nell'articolo “A. S. Pushkin tradotto da scrittori francesi" - "Antico e nuova Russia» 1880, dicembre, p. 813 pubblicò l'art. 65-72.1 Nell'articolo di G. S. Chirikov "Note su una nuova edizione delle opere di Pushkin" - "Archivio russo" 1881, n. 1, p 181, furono pubblicati i primi due versi, oltre ai quali Bartenev citò l'art. 17-24 e 26-36. Efremov nella sua prima edizione della raccolta. operazione. Pushkin, vol. V, 1881, pp. 531-533 in "Note" ha pubblicato un articolo sull'articolo di Chirikov. 3-16, 25 e 45-48, ma l'art. 3, 8 e 25 non sono qui riportati integralmente (mancano le parole “re”, “Sul trono”, “sopra la testa reale”). V. E. Yakushkin (?) nella pubblicazione “Nuova strofa dell'ode “Libertà” - “Russian Vedomosti” 1887, n. 28 del 29 gennaio, ha pubblicato gli articoli 57-64 Morozov nella sua prima edizione delle opere raccolte di Pushkin, vol , 1887, pp. 220-221 pubblicò gli articoli 73-76, e nel secondo, vol I, 1903, pp. 254-255 - furono pubblicati gli articoli 40-44 e 81-88, e solo dall'articolo 43 parola Gli articoli 39 e 90-94 furono pubblicati da Efremov nella sua quarta edizione delle opere di Pushkin, vol VIII, 1905, pp. 139-140 Infine, Sukhonin nella pubblicazione “Ode alla libertà di A. S. Pushkin” - “Mondo Bollettino” 1906, aprile, pp. 167-170 pubblicò gli articoli 37, 38, 77-80, 89, 95 e 96. Qui furono pubblicate anche le poesie stampate con le fatture. Quasi contemporaneamente fu pubblicato il volume II dell'Accademico opere di Pushkin con il testo completo dell'ode “Libertà”, autografato.

C'è uno sfondo interessante per la famosa inno ad A.S. Pushkin "Libertà". Dopo essersi diplomato al Liceo, il giovane poeta divenne amico dei Turgenev. Vivevano sulla Fontanka di fronte al Palazzo Mikhailovsky. Una sera meravigliosa, quando i giovani progressisti si riunirono a Turgenev e Pushkin era presente tra loro, uno dei giovani suggerì al poeta di scrivere una poesia improvvisata sul Palazzo Mikhailovsky. Pushkin, con la vivacità e la flessibilità di una giovane scimmia, saltò su un lungo tavolo, si distese e, guardando fuori dalla finestra, cominciò a scrivere qualcosa. Su questo tavolo è stata scritta metà dell'opera, la seconda metà dell'opera il poeta l'ha completata di notte a casa. Il giorno successivo portò a Turgenev un'ode su un grande foglio di carta. Quest'opera era originariamente chiamata un inno alla libertà.

La data di stesura dell'ode provoca ancora molte controversie tra biografi e critici letterari.

Alcuni chiamano l'anno 1817, in base alla data indicata da Pushkin. Altri, come lo storico Pushkin vissuto a cavallo tra il XIX e il XX secolo, N. O. Lerner, confutarono in modo convincente quest'anno di scrittura e sostenevano con sicurezza che l'opera non avrebbe potuto essere apparsa prima del 1819. Il M.A. contemporaneo di Lerner Tsyavlovsky ritiene che la poesia sia stata scritta all'inizio del 1818 e che il tema della libertà sia stato suggerito a Pushkin da Nikolai Turgenev.

Portiamo alla vostra attenzione il testo dell'ode “Libertà”:

Corri, nasconditi alla vista,
Cytheras è una regina debole!
Dove sei, dove sei, temporale dei re,
L'orgoglioso cantante della libertà?
Vieni, strappami la corona,
Rompi la lira coccolata...
Voglio cantare la Libertà al mondo,
Colpisci il vizio sui troni.

Rivelami il nobile sentiero
Che esaltò Gallo*,
Chi stessa nel mezzo di gloriosi problemi
Hai ispirato inni audaci.
Animali del destino ventoso,
Tiranni del mondo! tremare!
E tu, fatti coraggio e ascolta,
Alzatevi, schiavi caduti!

Ahimè! ovunque guardi -
Flagelli ovunque, ghiandole ovunque,
Le leggi sono una vergogna disastrosa,
Lacrime deboli in cattività;
Il potere ingiusto è ovunque
Nella fitta oscurità del pregiudizio
Vossela - Genio formidabile della schiavitù
E la gloria è una passione fatale.

Solo lì sopra la testa reale
La sofferenza dei popoli non è finita,
Dove è forte la Santa Libertà?
Potente combinazione di leggi;
Dove il loro solido scudo è esteso a tutti,
Dove, stretto da mani fedeli
Cittadini ad armi pari
La loro spada scorre senza scelta

E criminalità dall'alto
Combatte con giusta portata;
Dove la loro mano è incorruttibile
Né avidità né paura.
Signori! hai una corona e un trono
La Legge dà, non la natura;
Tu stai al di sopra della gente,
Ma la Legge eterna è al di sopra di te.

E guai, guai alle tribù,
Dove dorme con noncuranza,
Dov'è per il popolo o per i re?
Governare con la legge è possibile!
ti chiamo a testimone,
O martire dei gloriosi errori,
Per gli antenati nel rumore dei recenti temporali
Deposizione della testa reale.

Louis ascende alla morte
In vista della prole silenziosa,
Il capo dello sfatato
Al sanguinoso patibolo del tradimento.
La legge tace, il popolo tace,
L'ascia criminale cadrà...
Ed ecco il viola malvagio
Giace sui Galli legati.

Cattivo autocratico!
Ti odio, il tuo trono,
La tua morte, la morte dei bambini
Lo vedo con gioia crudele.
Ti leggono sulla fronte
Sigillo della maledizione delle nazioni,
Sei l'orrore del mondo, la vergogna della natura,
Sei un rimprovero a Dio sulla terra.

Quando sulla cupa Neva
La stella di mezzanotte brilla
E un capitolo spensierato
Un sonno ristoratore è gravoso,
Il cantante pensieroso guarda
Sul dormire minacciosamente in mezzo alla nebbia
Monumento nel deserto al tiranno,
Un palazzo abbandonato all'oblio** -

E Klia sente una voce terribile
Dietro queste terribili mura,
L'ultima ora di Caligola
Vede vividamente davanti ai suoi occhi,
Vede - in nastri e stelle,
Ubriaco di vino e di rabbia,
Stanno arrivando assassini nascosti
C'è insolenza sui loro volti, paura nei loro cuori.

La sentinella infedele tace,
Il ponte levatoio si abbassa silenziosamente,
I cancelli sono aperti nel buio della notte
Il mercenario del tradimento...
Oh peccato! oh l'orrore dei nostri giorni!
I giannizzeri hanno invaso come bestie!..
Cadranno colpi ingloriosi...
Il cattivo incoronato è morto.

E imparate oggi, o re:
Nessuna punizione, nessuna ricompensa,
Nessun rifugio, nessuna prigione, nessun altare
Le recinzioni non fanno per te.
China prima la testa
Sotto il baldacchino sicuro della Legge,
E diventeranno eterni guardiani del trono
Libertà e pace per il popolo.

Laureato nel 1817 Liceo e arruolato nel Collegio degli Affari Esteri, Pushkin si stabilì a San Pietroburgo. Dopo una “reclusione” di sei anni al liceo, si dedica attivamente alla letteratura e vita sociale capitali. Partecipa alle riunioni di Arzamas, di cui diventa praticamente membro, e aderisce all'associazione letteraria e amichevole “Lampada Verde”. Uno dei suoi hobby preferiti, e forse il più importante, è il teatro. Pushkin era un riconosciuto conoscitore di attori, un fan delle attrici: E.S Semenova, A.I Kolosova, E.I. Non fu accettato nella società segreta di cui Pushkin era a conoscenza. Il suo carattere ardente e il suo riavvicinamento “a persone inaffidabili” spaventavano i membri società segreta. Pushkin era nel grande mondo, ma voleva insistentemente andarsene da lì. Alexander Sergeevich stava soffocando in un'atmosfera di ipocrisia di corte, oscurantismo, tirannia, servilismo e adulazione.

Tuttavia, il rumore sociale e gli hobby teatrali erano solo al di fuoriè tempestoso e vita difficile, non ha mai smesso per un attimo di essere poeta, scrittore e lavoratore. Nel 1817, Pushkin scrisse molte poesie politiche e amanti della libertà. Il giovane poeta entrò nella letteratura russa come cantante dei circoli sociali avanzati dalla mentalità rivoluzionaria:

Voglio cantare la libertà al mondo,

Colpisci il vizio sui troni.

Pushkin come poeta pensava più profondamente di molti Decabristi, era il loro leader politico. A questo punto, nel paese stava crescendo la protesta contro la servitù della gleba e la tirannia autocratica.

Pushkin, avendo sperimentato l'influenza delle prime opinioni decembriste, ne fu intriso. Le sue poesie contenevano caratteristiche dell'amore civico russo per la libertà: speranza per la legge, protesta contro la servitù della gleba:

Ahimè! Ovunque guardi -

Flagelli ovunque, ghiandole ovunque,

Le leggi sono una vergogna disastrosa,

Lacrime deboli in cattività;

Il potere ingiusto è ovunque

Nella fitta oscurità del pregiudizio

Vossela – Genio formidabile della schiavitù

E la gloria è una passione fatale.

La parola “libertà” appariva sempre più spesso nelle poesie di Pushkin. Inoltre, nella bocca del poeta questa parola divenne polisemantica, cominciò a brillare e ad assumere significati diversi. la libertà non è solo indipendenza personale, ma anche uno stile di vita libero: libertà civile, libertà di un popolo schiavo.

Pushkin divenne un cantante di alti ideali. Ha detto che era un successore delle idee di Radishchev. È proprio così, perché nelle sue poesie "Libertà" e "Villaggio" il poeta solleva i temi principali di Radishchev - contro l'autocrazia e la servitù. Ma le loro strade erano diverse: Radishchev voleva raggiungere la libertà attraverso una rivoluzione popolare, e Pushkin sperava nella legge:

Solo lì sopra la testa reale

La sofferenza dei popoli non è finita,

Dove è forte la Santa Libertà?

Potente combinazione di leggi...

Il poeta, che sosteneva vigorosamente la limitazione del potere del re mediante leggi, non escludeva la violenza contro gli imperatori se non si piegavano alla legge, quindi alcuni versi dell'ode suonano come appelli:

...Tiranni del mondo! tremare!

E tu, fatti coraggio e ascolta,

Alzatevi, schiavi caduti!

Ma Pushkin invitava ancora i re:

China prima la testa

Sotto il baldacchino sicuro della Legge,

E diventeranno eterni guardiani del trono

Libertà e pace per il popolo.

Nella sua ode, Pushkin condanna l'esecuzione da parte del popolo del re francese Luigi XVI:

...O martire degli errori gloriosi,

Per gli antenati nel rumore dei recenti temporali

Deposizione della testa reale.

Louis ascende alla morte...

La legge tace, il popolo tace,

L'ascia criminale cadrà...

Condanna anche l'assassinio di Paolo I da parte dei nobili, ma allo stesso tempo sostiene la limitazione dell'autocrazia da parte della costituzione.

Molto popolari erano gli "slogan" fortemente politici che Pushkin pronunciò a teatro e in altri luoghi pubblici. Fu in loro, in questi epigrammi che sorsero, che si rifletteva l'umore di Pushkin e allo stesso tempo si manifestava il suo spirito accurato e spietato: la capacità di "pillificare il nemico" in poche righe.

I Decabristi abbracciarono calorosamente l'ode "Libertà", poiché vedevano in essa un riflesso dei loro pensieri. La poesia di Pushkin fu un catalizzatore dell'energia rivoluzionaria e dell'insoddisfazione per le politiche del dominio zarista.

“Voglio cantare la libertà al mondo...” Analisi dell’ode “Libertà”
Precediamo la nostra introduzione all'ode con una conversazione sulla libertà.

Che tipo di libertà sognava e scriveva Pushkin? Proviamo a capirlo.

Per lui il concetto di libertà era grande valore. Non per niente in un messaggio al suo amico di liceo Delvig nel 1821, dice: "Solo la libertà è il mio idolo", e riassume il suo attività creativa, sottolinea: "E per molto tempo sarò gentile con le persone perché nella mia epoca crudele ho glorificato la libertà".

Lo spirito amante della libertà fu coltivato nel poeta mentre era ancora al Liceo. Gli insegnanti hanno instillato negli studenti pensieri audaci sulla libertà, l'uguaglianza e la libertà
fratellanza

Non è un caso che la laurea di Pushkin fosse considerata un "terreno fertile per il libero pensiero" e il concetto stesso di "spirito del liceo" fosse un simbolo di ribellione e amore criminale per la libertà, che portò alla rivolta dei Decabristi.

Non sorprende che il diplomato del liceo Alexander Pushkin si sia trovato immediatamente tra i giovani di San Pietroburgo ribollenti di audaci idee ribelli, nella cerchia dei futuri Decabristi.

Che impressione ti ha fatto questa poesia? Perché?

Oda stupisce gli alunni della nona elementare con la sua eccitazione, una tempesta di sentimenti: rabbia,
indignazione, speranza. Sentono la sua intensità emotiva.

Come appare davanti a noi il poeta diciottenne in quest'opera?

Questa è una persona premurosa che soffre dell'ingiustizia che regna intorno, e l'ingiustizia è, prima di tutto, mancanza di libertà, schiavitù. Non riesce a venire a patti con la durezza e la violenza e sogna di restituire alle persone il loro legittimo diritto alla libertà.

Quale compito si prefigge Pushkin all'inizio della poesia?

Voglio cantare la Libertà al mondo,
Colpisci il vizio sui troni.

Chi e perché allontana dalla sua poesia e quale “lira effeminata” rifiuta?

Non ha più bisogno della "Citera la regina debole", cioè Afrodite - la dea dell'amore, il cui tempio fu eretto sull'isola di Citera (Citera), fu lei a dare al poeta la "lira coccolata" - la lira di ama la poesia, ma ora non è più l'amore a occupare l'immaginazione del poeta.

Di chi ha bisogno adesso e perché? Ora lo chiama "l'orgoglioso cantante della libertà"
“tempesta di re”, perché solo lei può aiutare a “sconfiggere il vizio sui troni” e glorificare la libertà.

Mentalmente, il poeta si rivolge all’immagine del “sublime Gallo”, che ha composto “inni coraggiosi alla Libertà”.

Chi è questo “esaltato Gallo”?

Esistono diversi punti di vista su questo argomento, ma la versione più comune riguarda il poeta francese André Chénier. Questo poeta era un cantore della libertà, ma si ribellò allo spargimento di sangue e al terrore, per cui fu ghigliottinato dal governo di Robespierre.

Pushkin si è rivolto all'immagine di Chenier più di una volta. Nella poesia "André Chénier" (1825) scrive:
Ma la lira del giovane cantante
Di cosa sta cantando? Canta la libertà:
Non è cambiato completamente!
Perché questa particolare immagine emoziona il poeta russo?

Lealtà verso se stessi, i propri ideali, libertà interiore dalle influenze e circostanze di chiunque, gli inni composti in onore della libertà servono da esempio per Pushkin e lo ispirano.

Nella sua ode si riferisce alle pagine di Russian e Storia francese, descrivendo gli ultimi momenti della vita di Luigi XVI e Paolo Primo.
Con quale sentimento il poeta descrive questi momenti terribili? Giustificare.

Gli causano orrore e rifiuto. Ciò può essere compreso con epiteti ("ascia criminale", "porpora malvagia", "muri terribili", "assassini nascosti", "colpi ingloriosi", paragoni ("come animali, i giannizzeri invasero"), metafore ("impalcatura insanguinata di Tradimento”, “Le porte sono aperte nell’oscurità della notte /
Il mercenario del tradimento"), ecc.

Forse simpatizza con i tiranni giustiziati? Giustificare.

Difficilmente. Il poeta odia la tirannia. Ricordiamo quale compito si è prefissato all'inizio del lavoro:

Voglio cantare la Libertà al mondo,
Colpisci il vizio sui troni.
Chiama ingiusto il potere dei tiranni:
Ahimè! ovunque guardi -
Flagelli ovunque, ghiandole ovunque,
Le leggi sono una vergogna disastrosa,
Lacrime deboli in cattività;
Il potere ingiusto è ovunque
Nella fitta oscurità del pregiudizio
Vossela - Genio formidabile della schiavitù
E la gloria è una passione fatale.
Le sue parole arrabbiate furono rivolte a Napoleone:
Cattivo autocratico!
Ti odio, il tuo trono,
La tua morte, la morte dei bambini
Lo vedo con gioia crudele.
Ti leggono sulla fronte
Sigillo della maledizione delle nazioni,
Sei l'orrore del mondo, la vergogna della natura,
Sei un rimprovero a Dio sulla terra.

Paolo 1 lo definisce un “malfattore coronato”. Tuttavia, il poeta non accetta l'uccisione dei tiranni. Perché?

Perché l'omicidio, secondo Pushkin, è un crimine, non importa chi sia la vittima. Si scopre che anche i tiranni sono criminali, poiché opprimono il loro popolo (“i flagelli sono ovunque, le ghiandole sono ovunque… deboli lacrime di prigionia”) e un popolo che uccide il proprio sovrano è criminale (“l’ascia criminale cadrà”).

Perché questi crimini reciproci sono diventati possibili?

Laddove le “leggi della santa libertà” vengono inizialmente calpestate da autorità ingiuste, i crimini ne diventano una conseguenza naturale.

È possibile evitarlo? Quando, secondo il poeta, sono esclusi i delitti e le sofferenze?

Solo lì sopra la testa reale
La sofferenza dei popoli non è finita,
Dove è forte la Santa Libertà?
Potente combinazione di leggi;
Dove il loro solido scudo è esteso a tutti. ..
Pushkin afferma che la "Legge eterna"
sopra corone e troni:
Signori! Hai una corona e un trono
È la Legge che dà, non la natura;
Sei al di sopra della legge,
Ma la Legge eterna è al di sopra di te.

Cos’è questa “Legge eterna”? Cosa significa Puskin?

La “Legge Eterna” è una legge data dall'alto, la legge della libertà naturale di ogni essere vivente.

È possibile un’unione tra “Santa Libertà” e “Legge”? Se sì, che significato ha la parola “libertà”?

Se la libertà è la possibilità di esprimere la propria volontà entro limiti ragionevoli, allora la legge è in grado di non violarla, di non interferire con le libere manifestazioni di una persona e perfino di favorirle. Ciò è possibile in uno Stato che vive secondo le leggi dell’uguaglianza, dove la legge, “stretta da mani fedeli / Cittadini su teste uguali… scorre senza scelta”.